Comune di Cirò

  • Telefono: 0962 32023
  • Fax: 0962 32948
  • Sitoweb: Cirò
  • Sede Amministrativa
    Corso Luigi Lilio, 2 88813 Cirò (Crotone)

Origine del nome

Del toponimo attuale si ha una documentazione antica dal XIII al XIV sec. che varia da “Ypsyrò” a “Yscirò”, con due possibili significati in greco bizantino: “freddo” e “forte”. Secondo alcuni deriva dal nome greco antico Κυρος (Kyros), a sua volta proveniente dal persiano K?rush, di etimologia ignota e per il quale si sono ipotizzati i significati di "lungimirante" o "giovane". A volte viene invece associato al termine greco κυριος (kyrios, "signore", da cui Cirillo e Ciriaco). 

Il Territorio

  • Num. Abitanti: 2996
  • Altitudine: 351
  • Superficie: 71,05 km²
  • Santo Patrono: San Francesco di Paola - 2 aprile
  • Codice ISTAT: 101007
  • Codice Catastale: C725
  • PEC: segreteria.ciro@asmepec.it
  • Dati forniti da Tuttitalia.it

Amministratore

Nome
Mario Sculco


Storia

Alcuni rinvenimenti di manufatti in ossidiana e in selce, effettuati nell'area di Sant'Elia e sul Cozzo Leone, fanno pensare che insediamenti umani si stabilirono in questo sito già a partire dal V millennio a.C., occupando le alture che consentivano il controllo visivo del territorio sottostante; tuttavia, non sono da escludere stanziamenti nelle zone più basse (lungo la fascia litoranea ricca d'acque sorgive) in prossi­mità delle aree utilizzate per la coltivazione. I probabili nuclei costieri di Cirò sono da consi­derare nel loro stretto rapporto con il mare, con la navigazione e quindi con il commercio marit­timo (l'ossidiana, infatti, proveniva con molta probabilità da Lipari). Altri ritrovamenti, inol­tre, documentano come questa zona sia stata popolata dall'Età del Bronzo e del Ferro. Quanto è stato scoperto basta a dimostrare che Cirò superiore fu popolato, fin dal IX secolo a.C., da un gruppo d'indigeni affini a quelli di Locri e Torre Mordillo. Le testimonianze d'Età greca offrono un quadro interessante sull'incontro, a partire dalla secon­da metà del VII secolo a.C, fra gli abitanti del luogo e i coloni greci (quasi certamente crotone­si). ... L'attenzione dei Normanni per questi eventi non può essere messa in dubbio. Lo dimostra la donazione di alcuni beni che Riccardo Senescallo, figlio del conte Drogone e nipote di Roberto il Guiscardo, fece, nel 1115, a Raimondo abate del monastero di San Salvatore di Monte Tabor .... Dagli insediamenti costieri sal­pavano esperti pescatori ed abili marinai-mer­canti che creavano uno stretto rapporto con i porti pugliesi e con quelli della costa tirrenica, in cui portavano i frutti, già allora preziosi, delle colture cirotane. Con il passare del tempo avvenne una fusione fra i membri della popolazione normanna e quelli della popolazione indigena, si andava così delineando un nuovo volto della Calabria, sulla quale la chiesa romana era tornata a eser­citare il dominio patriarcale e giurisdizionale. A partire dalla fine del Trecento, la cittadina entrò a far parte del grosso aggregato feudale denominato marchesato di Crotone ed intestato a Nicolò Ruffo (uno dei protagonisti coevi della storia del Regno di Napoli in Età angioina). Cirò (come è dimostrato anche dalla presenza di una numerosa comunità ebraica), occupava nell'am­bito del marchesato, una posizione produttiva e commerciale di rilievo. La cittadina, infatti, svolgeva il ruolo di importante scalo marittimo nella direttrice Reggio Calabria, Crotone, Taranto. Tale ruolo, nel contesto del grande aggregato feudale, venne meno con la crisi del potere dei Ruffo a metà Quattrocento, per cui Cirò venne dapprima assegnata al demanio regio, poi (nel 1496) fu acquistata per novemila ducati da Andrea Carafa, conte di Santa Severina. Nella nuova situazione, e per tutto il Cinquecento, la cittadina espresse una discreta vitalità. La sua popolazione aumentò, passando da circa 2.000 abitanti a 2.500, crescita questa che può essere considerata poco adeguata rispetto alle potenzialità produttive del territo­rio. Tra i fattori che in Età moderna contribuiro­no in parte ad impedirne la mancata crescita, bisogna annoverare le incursioni dei turchi, e soprattutto l'oppressione feudale che, nella prima metà del secolo, ne controllò e sfruttò la vita civile, impedendo all'economia locale di svilupparsi a pieno. In particolare, i Carafa, sia per l'esigenza di difendere la costa ionica dalle possibili invasioni turche, sia per la necessità di rafforzare il dispositivo di controllo militare del feudo di cui erano titolari, intervennero a Cirò completando, e in parte probabilmente inno­vando un solido sistema difensivo, con il mas­siccio castello (di cui vi è già traccia in un'antica documentazione quattrocentesca), attorno al quale sorge oggi la cittadina. L'azione di tra­sformazione urbana, voluta dai Carafa, prose­guì con la creazione di una cinta muraria difen­siva (che aveva nelle quattro porte d'ingresso al centro urbano il suo punto nevralgico), e con altre strutture militari alla Marina. Questi appa­recchiamenti trovavano, come già sottolineato poc'anzi, giustificazione nella necessità di difendere la città dalle scorrerie turche. Le mura difensive, come si dimostrò ripetutamente nel corso dell'Età moderna, non furono in grado di contrastare le incursioni ottomane. Esse, invece, ebbero l'effetto di esercitare un ferreo controllo sulla popolazione. ... Poiché que­sti signori risiedevano a Napoli, a partire dalla fine del Cinquecento la città di Cirò poté stabi­lire rapporti sempre più intensi con la capitale medesima. La sua popolazione, infatti, incre­mentò le attività produttive. Il vino, i formaggi e l'olio trovarono un mercato assai cospicuo nella capitale, grazie anche ad un sistema di tra­sporto via mare che si potenziò proprio per merito degli Spinelli. Il nuovo fervore ebbe effetti positivi all'interno dell'intera comunità, che ne fu favorevolmente stimolata. Se per un lungo periodo la vita municipale risultò governata dai soli esponenti del ceto nobiliare locale, a metà del Seicento (in corri­spondenza con le sommosse degli anni di Masaniello) anche a Cirò la classe meno abbien­te si rivoltò contro la gestione municipale. ... La rinnovata partecipazione popo­lare alla vita municipale, sulla quale la giurisdi­zione feudale cercò sempre di intervenire per limitarne i margini di autonomia, prese coscien­za di quelli che considerava i due fattori limita­tivi della crescita civile: da una parte, la presen­za di un clero pletorico che ne assorbiva energie economiche vitali; dall'altra, lo sfruttamento delle risorse produttive del paese da parte degli Spinelli. Nacque perciò, nell'ambito del ceto dirigente cittadino, un partito demanialista, che sostenne lotte molto dure, sia per rivendicare la cessazione della presa fiscale del clero sull'eco­nomia, sia per contestare le pretese dei principi di Tarsia sul piano politico e civile. I capi di que­sto partito erano uomini come Giuseppe Balsami, Mattia Chiaramonti, Giovanni e Francesco Franza, Giuseppe Vergi, Paolo Vitetti. A partire dalla metà del secolo, il riformismo del governo borbonico ebbe effetti positivi. ... All'inizio del Novecento, inoltre, il paese partecipò a quel vasto movi­mento di protesta antigovernativa nota come la lotta per la "Pro Calabria". Il movimento, infat­ti, mirava a ottenere risorse aggiuntive dello stato da investire in opere pubbliche (strade, ferrovie, acquedotti, ecc.). In effetti, anche a causa di importanti eventi sismici che afflissero la regione, la legge venne approvata e cospicui fondi furono messi a disposizione dei comuni della regione. Così Cirò fu in grado di realizzare importanti progetti. Tra le più attese dalla popolazione vi fu sicuramente la nascita degli acquedotti per il centro storico e per la Marina. ... (Fonte: www.comune.ciro.kr.it)

Informazioni Turistiche

IL CASTELLO CARAFA: La città si avvolge attorno a un manufatto mili­tare, il castello dei Carafa (oggi di proprietà pri­vata), che ne condiziona l'assetto abitativo. Fu quasi certamente fatto costruire dai suddetti feudatari, spinti sia da esigenze di difesa verso assalti nemici, sia dalla volontà di controllare gli abitanti della cittadina. Il castello ha una forma trapezoidale, i cui vertici sono occupati da quattro torri circolari, ed è diviso in tre parti: i sotterranei, che per l'alone leggendario che li circonda, hanno sempre suscitato curiosità; il piano magazzini con il lastricato del cortile in pietra locale (particolare la stella centrale a nove punte ripetute, in modo concentrico, all'interno di un cerchio); il piano superiore che comprendeva due appartamenti e altre stanze per la servitù.

PALAZZO ADORISIO: Edificio su tre livelli in via S. Giuseppe. Il portale con arco a tutto sesto è provvisto di lucer­nario.

PALAZZO QUATTROMANI: Si trova in piazza San Giovanni, per anni ha ospitato gli uffici della Pretura. Sulla facciata posteriore, che affaccia su vico San Cataldo, si nota un'ampia apertura a doppio arco con pilastro centrale.

PALAZZO SICILIANI: Costruito nel 1919 in via Marconi, oggi ospita il liceo scientifico "Ilio Adorisio". Particolare il portale d'ingresso a doppio arco con piccola rampa di scale e balconcino balaustrato sovrastante. Sulle finestre del piano superiore spicca­no una serie di maschere in pietra. L'imponente edificio della seconda metà dell'800 ha la caratteristica di essere stato costruito sopra uno dei torrioni della cinta muraria del borgo. Nel 1950 fu venduto dal conte Umberto Siciliani alle famiglie Arcuri, Conci e De Franco.

PALAZZO SUSANNA: La costruzione si trova in via Lilio ed è caratte­rizzata da un portale ad arco con mascherone apotropaico alla chiave di volta e lucernario in ferro battuto finemente lavorato. In alto si apre un delizioso terrazzino.

PALAZZO TERRANOVA: L'edificio in via Casoppero fu abitato dalla famiglia Terranova, una delle più illustri del paese, che ne rimase in possesso fino al 1947. Degno di nota è l'imponente portale d'ingresso con piedritti modanati su cui poggia un arco a tutto sesto con decoro alla chiave di volta. Bello anche il lucernario a raggiera in ferro battuto.

PALAZZO TETI: L'antico edificio di via Pugliese pare sia stato abitato nel '700 dalla famiglia Mauro e nell'800 da quella dei Cristiani per poi passare, infine, nelle proprietà di Oreste Teti. Degno di nota il portale d'ingresso ad arco con cancello in ferro battuto.

PALAZZO VERGI (oggi Baffa): Edificio in via Marconi. Costruito in pietra facciavista, si presenta su due livelli più un corpo rialzato. Il portale è arricchito da un portale ad archi concentrici. In alto un piccolo balcone con mensole in pietra e ringhiera in ferro battuto. Gli angoli sono evidenziati da pietre squadrate.

EX PALAZZO VESCOVILE: Questo edificio era utilizzato in passato come residenza estiva del vescovo di Umbriatico. Si caratterizza per un corpo avanzato nel quale si apre un arco poggiante su colonne modanate che introduce nella corte interna.

PALAZZO PIGNATARI: Si trova lungo via Casoppero ed è noto per il balcone "della Madonna delle Lacrime", così chiamato per via della presenza di un quadro della Vergine che pare abbia lacrimato. La loggia con angioletti e targa centrale è abbellita da colonne monolitiche dotate di semplici capitelli reggenti una copertura in muratura finemente decorata.

PALAZZO VITETTI: In piazza Bandiera. In passato appartenne al marchese Susanna che pare vi abbia ospitato re Ferdinando d'Aragona.

PALAZZO VITO: È molto particolare questo palazzo che ha ospi­tato in passato vari uffici comunali e scuole. L'ingresso, più basso rispetto all'assetto strada­le, si raggiunge per mezzo di una scalinata che scende fino a una piccola corte esterna. Composto da corpi irregolari, ha un portale con arco a tutto sesto sovrastato da due finestre ad arco. 

MONUMENTO AI CADUTI: È un monumento composito addossato alla fac­ciata principale della chiesa madre. Circondato da una ringhiera in ferro battuto, è formato da una lapide in bronzo (inaugurata nel 1921) sulla quale sono incisi i nomi dei 96 cirotani caduti nella Prima guerra mondiale e da una lapide in marmo (inaugurata nel 1949) che riporta, inve­ce, i nomi dei 41 soldati morti nella Seconda guerra mondiale e di un caduto della guerra d'Africa. Tra le due lapidi c'è lo stemma di Cirò e in alto una statua (ideata da Salvatore Ianni) che raffigura un soldato ferito.

Denominazioni collegate

Cirò

Cirò

Regione di riferimento: Calabria
Enoregione: CROTONESE IONICO
Tipo denominazione : DOC
Enti Collegati
Comune di Cirò Marina, Comune di Cirò, Comune di Melissa

Enti Interessati
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Doc cir

Lipuda

Lipuda

Regione di riferimento: Calabria
Enoregione: CROTONESE IONICO
Tipo denominazione : IGT
Enti Collegati
Comune di Melissa, Comune di Cirò Marina, Comune di Cirò

Enti Interessati
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Lipuda

Calabria

Calabria

Regione di riferimento: Calabria
Enoregione: COSENTINO E FASCIA TIRRENICA, CROTONESE IONICO, IONIO MERIDIONALE
Tipo denominazione : IGT
Enti Collegati
Comune di Saracena, Comune di San Giovanni in Fiore, Comune di Motta Santa Lucia, Comune di Melissa, Comune di Lamezia Terme, Comune di Isola di Capo Rizzuto, Comune di Frascineto, Comune di Cosenza, Comune di Cittanova, Comune di Cirò Marina, Comune di Cirò, Comune di Casignana, Comune di Bianco, Comune di Belmonte Calabro, Comune di Strongoli

Enti Interessati
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