Lo scorso 14 ottobre i1 Palazzo Baronale di Sorso (SS) ha accolto una affollata tavola rotonda dal titolo “La viticoltura in Romangia, tra tradizione e innovazione”, organizzata dall’Amministrazione Comunale insieme all'Agenzia Regionale per lo sviluppo in Agricoltura Laore e all'Associazione nazionale delle Città del Vino.
I relatori hanno posto l’attenzione su una serie di temi legati a questa area, tra Alghero e Castelsardo, terra della pregiata doc Moscato di Sorso-Sennori: l’evoluzione degli areali di coltivazione, la varietà di vino da tavola coltivate storicamente e la biodiversità.
Ad aprire i lavori è stato il Sindaco Giuseppe Morghen (Vice presidente delle Città del Vino e Coordinatore Regionale della Sardegna), che ha ricordato come la serata desse il via ad un progetto iniziato nel 2015 in collaborazione con Laore: un corso di viticoltura ed enologia articolato in 7 appuntamenti a cadenza settimanale, rivolti agli esperti del settore e ai produttori ma anche a chi voglia avvicinarsi al mondo della viticoltura e dell’enologia. Il corso prevede, infatti, momenti teorici e pratici su La vendemmia, parametri di maturazione, obiettivo enologico e composizione del mosto (21 ottobre), La vinificazione in “rosso”, la conservazione e l’affinamento del vino (28 ottobre), La vinificazione in “bianco” la conservazione e l’affinamento del vino (4 novembre), Difetti e malattie del vino e loro prevenzione (11 novembre), Introduzione all’analisi sensoriale del vino e degustazione di vini bianchi e rossi (18 novembre), La legislazione e l’etichetta dei vini per la tutela dei consumatori (25 novembre) e si conclude con una visita guidata nelle cantine del territorio tra il 12 e il 16 dicembre.
“Scopo del progetto - ha spiegato il Consigliere Pier Luigi Spanu, agronomo, promotore e coordinatore dell’iniziativa - è valorizzare il territorio della Romangia e le sue prerogative. Nel corso del tempo, si è puntato molto sulla produzione, che è di notevole pregio e qualità, ma meno sulla vinificazione. Parliamo di un territorio molto vasto: passando dalla SS200, la zona storica di Tresmontes sino a Castelsardo rimane l’area privilegiata. In passato, però, avevamo anche nella zona della Marina dei vigneti su sabbia che, negli anni, per cause diverse, sono andati diminuendo sempre più, sino ai giorni nostri, con una produzione non più significativa. Anche la coltura della vite ha subito cambiamenti: l’alberello classico è stato surclassato dalla controspalliera con irrigazione. Molte varietà, col tempo sono andate perdute e si sono mantenute le più importanti: cannonau, vermentino e il moscato, un prodotto unico ancora troppo poco commercializzato. A Sorso e nella Romangia, nonostante alcuni momenti di intoppi, si è mantenuta una buona biodiversità, anche se si sono perse un po’ di specificità e alcune diversità. Oggi i vivaisti sono più attenti, ma la mancanza del Consorzio provinciale per la frutticoltura si fa sentire.”
Cenni storici nell’intervento del Prof. Marco Milanese, Direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari: “L’archeologia e la storia della vite e del vino nella Sardegna Medievale rivestono un importante tassello che si sviluppa nella ricerca archeologia nel Villaggio di Geridu, a partire dalla seconda metà degli anni ’90. È innegabile che, anche in epoca medievale, il vino fosse un bene largamente conosciuto. Infatti, ritroviamo molte illustrazioni che ci confermano il suo consumo e la sua produzione. Nello specifico, nel sito archeologico di Geridu, dove insistono i resti di un villaggio di epoca medievale molto importante e largamente abitato, possiamo applicare con notevoli risultati l’Archeobotanica, ossia lo studio dei resti vegetali. In quell’area si riscontrano resti di vinaccioli carbonizzati che attestano la produzione di vino e tracce di vigneti antichi, utensili e attrezzi agricoli.”
Interessanti e seguiti gli interventi di Gianni Lovicu, ricercatore di Agris Sardegna, che ha illustrato le varietà, sottolineando l’importanza dalla vite selvatica e le differenze con quella coltivata; di Luca Mercenaro, Ricercatore dell’Università di Sassari, con l’analisi degli areali di coltivazione; di Renzo Peretto, agronomo della Laore che ha invitato a lavorare di concerto e di Giovanni Pinna, enologo delle Tenute Sella e Mosca, che indica le strade da percorrere per andare avanti, coordinati da Pasquale Porcu, in veste di moderatore.
Spunti e analisi sono arrivati anche da Paolo Benvenuti, Direttore Generale dell'Associazione nazionale delle Città del Vino: “La viticoltura è patrimonio culturale dell’Italia e noi abbiamo il dovere di tutelarlo, avvalendoci anche delle norme che difendono la biodiversità e le sue forme. Oggi la normativa ci dà gli strumenti per tutelare il nostro patrimonio. Per es. il moscato di Sorso-Sennori è un valore di qualità. E allora bisognerebbe curare anche l’aspetto del marketing e domandarsi, in maniera seria e precisa, in quali mercati collocarlo, in quali quantità. Oggi non si può improvvisare: bisogna avere un piano di marketing strategico che comporta la necessità di scelte precise. Un altro aspetto imprescindibile è quello legato al turismo enogastronomico-culturale. Un territorio, un cibo, un vino deve essere buono “da pensare”: solo così diviene un prodotto facile da trasmettere. Il territorio deve avere un suo stile, legato ai suoi prodotti, alla sua storia e al suo vino. Il vino così è una parte dell’offerta ma la percezione del turista che dobbiamo attirare deve essere a tutto tondo: cultura, territorio, cibo, vino, devono essere uniti tra loro.” E proprio ricollegandosi alla molteplicità dei fattori che entrano in gioco nella valorizzazione di un vino e del contesto da cui nasce, l'augurio finale espresso da Morghen ha sottolineato la necessità di maggiore partecipazione e confronto tra tutti gli stakeholders (amministratori, produttori, cittadini), per crescere insieme e a far crescere il territorio in modo sinergico.
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Corso enologia sorso 2016 md
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