E’ stata forse una lettera scritta da Papa Francesco, recapitata al festival per l'integrazione #PortidiTerra a maggio di quest’anno, a far conoscere ai più la scelta - impopolare agli occhi di molti, ma gesto straordinario a quelli del Sommo Pontefice - dell’amministrazione di Petruro Irpino, che come altri buoni esempi in Italia, ha deciso di aprire le porte del Comune agli immigrati attraverso il sistema degli SPRAR. Rifiutando la logica dei CAS (Centro Accoglienza Straordinario) e dei C.A.R.A (Centro Accoglienza Per Richiedenti Asilo), il Sindaco ha puntato ad una integrazione concreta, legale e “win-win” delle famiglie di profughi dotate dello status di rifugiati ma ancora in attesa di asilo.
Nel luglio del 2016 questa piccola Città del Vino dell’avellinese con meno di 400 abitanti - immersa un mare di vigneti di Greco di Tufo, Aglianico e Fiano - ha, infatti, aderito ad un progetto che la Caritas di Benevento ha chiamato “Rete dei comuni welcome” e di cui fanno parte tra gli altri Rocca Bascerana e Chianche, altra Città del Vino.
Grazie ai fondi degli Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, qui i bambini stranieri frequentano scuola e asilo mentre agli adulti vengono offerti alloggi e percorsi di formazione e specializzazione. E agli anziani del paese capita magari di fare da baby-sitter agli “ospiti” più piccoli.
Un’integrazione possibile e utile, dove tutti vincono, appunto, perché l’accoglienza non è solo una forte espressione di solidarietà, ma è anche un modo di assicurare la sopravvivenza di borghi bellissimi ma ormai spopolati tra il Sannio e l’Irpinia. L’arrivo dei profughi porta “nascite e reddito”: fa riaprire negozi, abitare case abbandonate, nascere posti di lavoro per i giovani dei paesi ospitanti, recuperare terre e coltivazioni (in primis la viticoltura). Tanto che negli ultimi mesi italiani emigrati al Nord o all’estero stanno tornando per partecipare a questi progetti “welcome”. Stimola, insomma, una micro-economia che si fonda sulla richiesta e il consumo di servizi da parte di una comunità mista, formata cioè dalla popolazione locale e dalla componente straniera.
Già nel 2011, peraltro, un approfondimento curato dall’Associazione nazionale delle Città del Vino aveva evidenziato come il contributo dei lavoratori stranieri si fosse rivelato decisivo nello sviluppo delle denominazioni di qualità e nella valorizzazione di alcuni aree italiane, grazie anche alla straordinaria capacità d’integrazione delle comunità straniere che l’industria vinicola e più in generale quella agroalimentare - di solito strettamente connesse al territorio - erano state in grado di promuovere e garantire. Le testimonianze relative ad alcune realtà del vino particolarmente significative registravano un buon inserimento lavorativo e sociale di lavoratori immigrati, che svolgevano una funzione qualificata nella produzione agricola ed agroalimentare e parallelamente contribuivano a compensare il tasso di invecchiamento degli imprenditori agricoli ed arrestare il processo di spopolamento delle aree rurali.
“La nostra Associazione, che da tempo auspica la riqualificazione dei centri storici e il coinvolgimento delle categorie oggi maggiormente colpite dalla riduzione dell’occupazione (giovani, donne, immigrati) nelle vecchie e nuove professioni legate alla tutela ambientale, alla cura del territorio, all’agricoltura di qualità, al turismo sostenibile - commenta Paolo Benvenuti, Direttore generale delle Città del Vino - guarda con orgoglio a queste iniziative dei suoi associati, che nell’offrire opportunità di lavoro, riscatto sociale e integrazione contribuiscono a rafforzare il ruolo della cittadinanza italiana ed europea e lo sviluppo locale”. Perché, come ha sottolineato il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, il vescovo Nunzio Galantino, “la spinta verso l'innovazione, non significa abbandonare la propria identità, ma adattarsi ai bisogni e alle richieste di un'epoca che richiede di confrontarsi con cambiamenti continui. I fenomeni migratori non fanno eccezione". (di Alessandra Calzecchi Onesti)