In occasione dell'edizione 2020 della Sagra dell'Uva di Marino, che comprenderà anche l’esecuzione di concerti jazz, è prevista l'inaugurazione della cisterna romana sotto il Museo civico. E’ previsto un piccolo convegno sul medioevo che vedrà la partecipazione di studiosi locali come la Dott.sa Gabriella Serio della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l'Area Metropolitana di Roma, il Dr. Roberto Libera Direttore del Museo diocesano di Albano, il Dr. Paolo Dal Miglio archeologo medievista, la Dott.ssa Federica Zabotti archeologa e del Dr. Alessandro Bedetti, Direttore del Museocivico "U. Mastroianni".
Costruita tra il I ed il II secolo d. C. sul punto più alto del colle dove sorge la città moderna, la cisterna è stata oggetto di consistenti trasformazioni, strettamente connesse alla storia della sovrastante chiesa di S. Lucia, che ne hanno modificato la funzione e l’aspetto nel corso del tempo. Cambiamenti per cui è difficile stabilire con precisione una sequenza cronologica, proprio a causa delle numerose sovrapposizioni che si sono succedute.
L’edificio si compone da un vano quadrangolare alto circa 3,70 m e largo circa 9 m, con quattro pilastri portanti un sistema di volte a crociera, con le pareti impermeabilizzate da uno strato di intonaco idraulico (cocciopesto).
Un sistema idrico scoperto durante i restauri della chiesa superiore e una piccola vasca di decantazione sotto il foro all’angolo sud-est dell’ambiente, testimoniano l’utilizzo della cisterna a servizio di un insediamento di cui non conosciamo attualmente la funzione e l’estensione. L’unica apertura originaria rimasta è un oculo in peperino presente sul soffitto forse riconducibile al sistema idrico di adduzione.
Durante il Medioevo, in un momento che non può essere ancora circoscritto con precisione, avvenne la sua trasformazione in luogo di culto cristiano.
In corrispondenza della parete est fu costruito un gradino che, oltre a conservare ancora la traccia del rocco di colonna sul quale poggiava verosimilmente la mensa d’altare, reca infisso un tubulo in terracotta da ricondurre forse ai riti che si svolgevano all’interno del piccolo ambiente.
Nella parete nord, manomettendo parte della muratura romana, furono realizzati un accesso ed alcune piccole finestre a gola di lupo per illuminare l’interno.
In concomitanza con il programma decorativo eseguito nella chiesa superiore, agli inizi del XIV secolo, la cisterna fu oggetto di una vera e propria monumentalizzazione. Venne aperto un altro ingresso al centro della parete ovest; attuato attraverso lo scavo e la regolarizzazione del banco naturale di peperino e la costruzione di una scalinata all’interno, mentre lungo le pareti est, nord ed ovest si costruì un basso gradino per far sedere i fedeli. Per impreziosire l’opera, sia la soglia, che conserva ancora gli incassi per la porta, sia i gradini furono realizzati in marmo sicuramente di recupero, come testimoniato da un laterizio riadoperato come gradino, che reca un bollo riferibile ai consoli del 123 d.C. Petino ed Aproniano.
Sulla parete dell’altare fu eseguito un affresco, conservato soltanto in parte, che mostra la presenza di cinque figure tra le quali si possono identificare una Vergine in trono ed un Santo Stefano. Il programma figurativo prevedeva al centro un elemento murato, ormai rimosso, di cui non si conosce al momento la natura.
Molto probabilmente le pareti furono rivestite di un secondo strato di cocciopesto, data la presenza sul lato sud di un incasso ricavato direttamente nello spessore dell’intonaco.
Non esistono, ad oggi, elementi per circoscrivere il periodo di abbandono di questo piccolo luogo di culto. Tuttavia, rimanendo nel campo delle ipotesi, la presenza di un frammento di arredo cosmatesco nella muratura che obliterò l’ingresso sul lato nord, potrebbe indicare che l’ambiente venne compromesso dalla grande ristrutturazione della chiesa di S. Lucia intrapresa nel XV secolo dalla famiglia Colonna. Dopo la sconsacrazione di quest’ultima, la cisterna fu adibita a discarica, come testimoniato dai reperti rinvenuti in occasione dei lavori di restauro, che hanno restituito numerosi frammenti di ceramica databili al XVII secolo, parti degli arredi della chiesa ed ossa di animali.