
Il 2021 è stato un anno impegnativo per l’agricoltura emiliano-romagnola, ma sul fronte vitivinicolo il risultato è soddisfacente: produzioni non delle più elevate, ma una ottima qualità delle uve in un anno decisamente secco. Nonostante le gelate tardive manifestatesi tra fine marzo e inizio aprile. Sulla vite il danno da gelata ha interessato areali non particolarmente ampi e soltanto i vitigni a germogliamento più precoce, come Uva Longanesi, Chardonnay, Trebbiano e qualche Sangiovese in anticipo.
L’andamento climatico inverno-primaverile ha portato a grappoli più piccoli e spargoli nella media, con positive ripercussioni sullo stato sanitario delle uve, agevolato anche dalla scarsità di piogge. Poca peronospora, quindi, tendenzialmente meno mal dell’esca, ma in compenso si è dovuta prestare molta attenzione all’oidio, favorito dal vento e dalle buone escursioni termiche tra giorno e notte.
Nella vendemmia 2021 si segnala un calo produttivo per Pignoletto e Albana, ma anche per il Trebbiano romagnolo. Bene il Sangiovese, per il quale si ipotizza una delle migliori annate dell’ultimo ventennio.
“In estrema sintesi, la qualità dell’annata 2021 è sicuramente buona, ma dal punto di vista quantitativo dobbiamo mettere un segno meno rispetto allo scorso anno – commenta Ruenza Santandrea presidente del Consorzio Vini di Romagna – Questo andamento ha interessato diversamente collina e pianura; infatti in collina possiamo registrare cali produttivi che oscillano tra il 20% e il 30%, mentre la pianura è stata più generosa, scontando comunque un calo produttivo mediamente del 5%”.