Auguri alla DOC Colli Berici

Auguri alla DOC Colli Berici


L'Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1973 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

COLLI BERICI

Disciplinare: DPR 20.09.1973 (G.U. 32 - 04.02.1974)

Regione: Veneto

Provincia/e: Vicenza

Enoregione/i: COLLINE CENTRALI, PEDEMONTANA CENTRALE

Città del Vino: Comune di BreganzeComune di Barbarano MossanoComune di AlonteComune di Lonigo

Tipologie: “Colli Berici” bianco (anche in versione frizzante, spumante e passito), “Colli Berici” rosso (anche in versione riserva e novello), “Colli Berici” spumante (metodo classico - anche in versione rosato o rosé), “Colli Berici” Garganego/a, “Colli Berici” Tai, “Colli Berici” Sauvignon, “Colli Berici” Pinot bianco, “Colli Berici” Pinot nero, “Colli Berici” Pinot grigio, “Colli Berici” Chardonnay, “Colli Berici” Manzoni bianco, “Colli Berici” Tai rosso (anche in versione spumante e riserva), “Colli Berici” Merlot (anche in versione riserva), “Colli Berici” Cabernet (anche in versione riserva), “Colli Berici” Cabernet Sauvignon (anche in versione riserva), “Colli Berici” Cabernet franc (anche in versione riserva), “Colli Berici” Carmenère, (anche in versione riserva).

Vitigno/i: Tocai friulano, Garganega, Sauvignon, Pinot bianco, Pinot nero, Pinot grigio, Chardonnay, Manzoni bianco, Merlot, Tocai rosso, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Carmenère in diverse percentuali in relazione alla tipologia.

Cenni storici e/o geografici: La coltura della vite, diffusasi in epoca romana, si sviluppò dopo l’anno 1000 finite le invasioni barbariche, grazie alla passione di feudatari, vescovi, amministrazioni comunali che consigliavano ai produttori varietà, tecniche colturali e norme produttive. Cronache raccontano che sin dal XIII secolo tutta la parte nord dei Colli Berici era interamente coltivata a vite, così come le colline di Barbarano, proprietà del vescovo di Vicenza, il quale stabiliva i tempi di vendemmia e di lavorazione cosicché, proprio nel periodo più idoneo, i contadini non si distraessero dal curare le proprie vigne. Nelle grotte dei Colli Berici, inoltre, si invecchiavano i vini locali: l'ambiente buio, a temperatura costante e bassa ne assicurava la buona conservazione. L'avvento della Repubblica Veneta diede un forte impulso alla viticoltura, come testimoniano ancor oggi le ville palladiane, luoghi di vacanza dei ricchi aristocratici veneziani, i quali manifestarono una grande attenzione ai criteri di costruzione delle cantine. Nell'Ottocento, ricerche commissionate dall'Arciduca d'Austria per i vini del Lombardo Veneto, evidenziano aspetti tecnici e scelta di vitigni anche per i vini dei Colli Berici. A partire dai primi anni dell’Ottocento, accanto ai due vitigni autoctoni della Garganega e del Tocai rosso, nei Colli Berici, sono stati importati vitigni internazionali provenienti sia dalla Francia, e in particolare dalla zona di Bordeaux, che messi a dimora nei Colli Berici hanno sviluppato nel tempo caratteristiche peculiari in relazione al terreno e al clima. Il Cabernet franc dei Colli Berici è stato il primo Cabernet DOC in Italia. Con la rinascita della produzione negli anni ’50, si è assistito ad un progressivo affinamento delle qualità, dei metodi di coltivazione, della stessa organizzazione produttiva che ha portato il 20 settembre 1973 al riconoscimento da parte del Ministero Italiano, della Denominazione d’origine Controllata “Colli Berici”. La morfologia dei Colli è arricchita dalla presenza di terreni collinari declivi alternati a valli, dalla precisa connotazione di versanti, da un’altitudine che preserva da nebbie e da gelate tardive e esalta l'azione della radiazione solare con una lunga esposizione giornaliera alla luce nei mesi più importanti per lo sviluppo della vite e la maturazione dei grappoli. Il microclima dei Colli Berici è molto favorevole alla coltivazione dei vigneti, con temperature particolarmente miti fino all’autunno inoltrato, una buona escursione termica tra giorno e notte e una limitata precipitazione annua. La presenza delle doline carsiche ad elevato drenaggio e la scarsa piovosità annua limitano la disponibilità d'acqua, che contiene lo sviluppo vegetativo delle viti, elemento base per garantire produzioni di qualità e vini particolarmente concentrati. Le peculiarità del terreno influiscono sulla produzione di vino sui Colli Berici, caratterizzando le diverse produzioni con profumi e sapori peculiari, che si traducono in note di frutti del sottobosco per i vini rossi e in sentori fruttati e minerali ben bilanciati per i bianchi.

 

Prodotto: LUGANEGA TREVIGIANA (PAT)

Descrizione: Popolare in tutta la Marca Trevigiana, è chiamata anche juganega (ossia «salsiccia») e affonda le sue radici all’epoca in cui, più di duemila anni fa, arrivò al seguito dei legionari-contadini venuti dal sud d’Italia a bonificare e popolare le nuove aree occupate dalle centurie romane. Preparata con carne suina (collo e guanciale) tritata, sale e «dosa trevisana» (un miscuglio di spezie finemente macinate, tra cui cannella, macis, chiodi di garofano, noce moscata, pepe e coriandolo), insaccata nel budello e legata a doppio spago in modo da ottenere quattro spicchi, si consuma appena fatta. Ne esiste una versione più grassa (detta «bianca») destinata a condimento per risotti, minestre di riso e impasti da ripieno e una più magra («da rosto»), da mangiare in frittata, nel ragù per i bigoli, arrostita alla griglia insieme con una fetta di polenta abbrustolita oppure condita con il cren grattugiato.

 

Piatto: MINESTRA DI FAGIOLI COL COTECHINO (O MINESTRA DE FASIOI CO’L MUSETTO)

Descrizione: I fagioli, meglio se del tipo Lamon della Vallata Bellunese (IGP), vanno prima tenuti a bagno in acqua per ventiquattro ore poi messi a bollire a fuoco basso insieme al Muset Trevigiano (PAT) già sbollentato e scolato, con uno spiedino infilato per lungo in modo che resti intero. Si aggiungono poi un soffritto preparato con un battuto finissimo di cipolle, sedano, carote e grasso di prosciutto, un pezzo di crosta di Grana e patate tagliate a cubetti e si porta a cottura. Prima di versare la pasta (ditalini), il cotechino, la crosta e la metà dei fagioli vanno tolti con un mestolo, per poter passare al setaccio il resto. Si rimette, infine, tutto insieme sul fuoco e, quando la pasta è cotta, si spolverizza con abbondante pepe macinato al momento.