La nuova guerra alla carne rossa

La nuova guerra alla carne rossa


di Vincenzo Coli  

 

E’ proprio la trincea più avanzata della gastronomia resistente made in Italy, il bancone del macellaio-poeta Dario Cecchini da Panzano in Chianti. Non più bottegaio, ormai, ma leader politico, guru, ideologo che trasmette messaggi col linguaggio del corpo. Quello disossato delle mucche che alleva sotto casa, e il suo, di corpo: atticciato e solido, argine esemplare opposto ai colpi di cannone sparati da certi istituti di ricerca, che, dopo tanto cercare, quando finalmente trovano qualcosa ci danno dentro, dilatano ipotesi e le trasformano in sentenze apodittiche, soffiano su focolai e li trasformano in incendi rovinosi. Prendono la verità e le cambiano i connotati, facendola somigliare pericolosamente a una sciocchezza.

Si coprì d’onore, il Cecchini, e di divertita attenzione da parte dei media, durante la prima guerra mondiale della Mucca Pazza, allorché a favore di telecamere giunte da tutto il mondo apparecchiò una cena a base di proibitissima chianina e insieme agli amici se la sbafò tra endecasillabi,  lazzi e linguacce. Si è rimesso l’elmetto in questi giorni, dopo il diktat anti-carne rossa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e di nuovo foto e filmati pantagruelici, pile di bistecche, ghirlande di salsicce e sonetti irridenti. Per dire: la carne non ha mai ammazzato nessuno, anzi fa buon sangue, come sostenevano i nostri vecchi che non avevano bisogno di analisi chimiche a conforto della loro dieta; mentre il Cecchini, che è un artista, difendeva il prodotto con le sue performances, le associazioni degli allevatori, timorose del contraccolpo economico, diffondevano comunicati e dati rassicuranti.

Sembra di capire insomma che la guerra questa volta non ci sarà, e se ci sarà durerà molto poco, anzi l’OMS l’ha già persa prima di cominciarla. Perché stavolta non si staglia all’orizzonte l’incubo del baco malefico, non incombe il rischio dell’epidemia. Basta mettere in campo un po’ di saggezza. Se cento anni fa si faceva uso moderato di ciccia bovina e suina a causa della povertà diffusa, e non c’era bisogno di gridare al lupo, oggi l’abuso è regola. Ed esagerare non va mai bene. Che la carne alla brace consumata a pranzo e a cena aumenti le probabilità di ammalarsi di cancro lo si sapeva già, e infatti sono soprattutto gli americani maniaci del barbecue a preoccuparsi. Anche fumare nuoce alla salute, non è una notizia inedita. La dieta mediterranea è più varia, offre alternative, e in fin dei conti il campanello d’allarme sarà uno stimolo alla fantasia.

Quanto all’OMS ed enti affini, dato per scontato che si basano su dati scientifici quindi veritieri, sarà sufficiente abituarsi al loro modo di comunicare, e non scambiare le ovvietà per annunci dell’apocalisse. Se ci diranno che in certi mesi dell’anno conviene vestirsi in maniera appropriata, coprirsi o spogliarsi con prudenza perché - clamoroso! - non esistono più le mezze stagioni, organizzeremo il cambio nell’armadio senza sprofondare nel panico.