Museo della Civiltà del Vino Primitivo

Il Territorio

Amministratore

Nome
Antonio Resta


Storia

Ubicato all'interno della Cantina Produttori di Manduria, è nato con una forte vocazione alla memoria, dalla voglia cioè di non perdere le tracce di un mondo culturale che è stato percepito come in profonda trasformazione, e quindi a rischio di oblìo. La ricerca di oggetti e di testimonianze che raccontassero i mondi nei quali quegli oggetti erano vivi, funzionali ed attivi, è stata una ricerca per il presente, per il mondo contemporaneo, oggetti esposti in un suggestivo percorso ipogeo in quelle che erano le antiche cisterne dell’ottocentesca Cantina, oggi divenute originali ambientazioni tematiche. Il Museo della civiltà del vino Primitivo ci racconta un mondo passato ma lo fa per l’oggi, perché è oggi che noi ricordiamo, o in alcuni casi scopriamo, diversi e nuovi modi di vivere e di pensare. Questo viaggio tra vetusti aratri e carri non è un richiamo nostalgico, una rievocazione di un tempo ormai dimenticato, ma un’analisi attenta al valore culturale e patrimoniale del mondo contadino che la comunità locale possa riconoscere come proprio, in cui ritrovare i tratti caratteristici, le pratiche e il fare artigianale che sopravvivono ancora, da qualche parte, anche se in forme diverse. L'agricoltura come identità di una collettività, come richiamo al suo territorio di appartenenza tutelandone le tradizioni e valorizzandone i prodotti tipici enogastronomici: il Museo vuole ricordare tutto questo con un percorso aperto al pubblico anche con degustazioni di vino e piatti dell’autentica tradizione gastronomica, durante le quali vino e cibo sono illustrati e raccontati come parte della locale storia. Le numerose e ricche   ambientazioni parlano del territorio e della comunità attraverso gli oggetti e le immagini di chi li ha creati e usati. Come il “traìnu”, lo storico carro della cantina, l’antico concentratore per il mosto, il "rsulu" che veniva riempito con il vino che si prelevava dal capasone e portato in tavola per essere condiviso con i commensali. O “lu frasceri” riempito con la brace prelevata dal camino, attorno al quale i racconti prendevano vita e il calore scaldava anche i cuori, nelle fredde sere d’inverno, e lo “stangàtu”, utilizzato per i cereali o per le melanzane “a caricaturu”, così definite perché venivano schiacciate da un peso, in modo tale che potessero perdere l’acqua ed essere condite e conservate al meglio. O, ancora, il “bbàncu”, dove le mamme del passato posizionavano i bimbi in fasce, così erano libere di occuparsi della casa. Storie e usanze, custodite nel Museo, che oggi possono sembrarci assurde, ma che fanno parte di un tempo lontano da proteggere e tramandare. Attraversando le cisterne vinarie ipogee si rivive un mondo della cui esistenza, spesso, non si sospetta neppure, fatto di lavoro, di cucina e vino, di musica, di tecniche e di esperienza, di abiti della festa e di tutti i giorni, di culture lontane arrivate sino a noi in tanti modi.

Per info su eventi, prenotazioni per la visita al Museo, quotazioni degustazione/tour: pwt@cpvini.com - info@museodelprimitivo.it - www.facebook.com/museodelprimitivo - Tel. 099 2233022.

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L'Associazione nazionale delle Città del Vino dà il benvenuto ad un nuovo socio sostenitore, il Museo della Civilt&a ...
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