Clima e rischi ambientali: promuovere l'adattamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi

L'Associazione Nazionale Città del Vino è stata invitata all'Audizione dedicata al tema del clima e rischi ambientali nell'ambito del Tavolo tecnico B "Valorizzazione, gestione e tutela dell'ambiente", uno dei quattro Tavoli tecnici di confronto partenariale per la predisposizione della Proposta di accordo di partenariato previsto dal documento "Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020" del Ministro Barca.
In vista dell'incontro l'Associazione ha stilato una nota di sintesi su come affrontare la sfida dell'adattamento ai cambiamenti climatici tenedno conto dei rischi e delle prospettive legate al rapporto tra clima e vino.
Il rispetto dei vincoli ambientali, la risposta ai cambiamenti climatici, l’uso più efficiente delle risorse naturali, l’industria del riciclo che trasforma i rifiuti in risorse, sono passaggi obbligati per rispondere alle emergenze ambientale, economica e sociale che dobbiamo fronteggiare su scala mondiale. Il concetto di rischio ambientale va, inoltre, visto da molti punti di vista e le conoscenze (analisi e prassi) devono spaziare in molti campi, con uno sguardo improntato alla multidisciplinarietà e con il minor numero di asimmetrie possibili.
Il vino è il prodotto di un territorio e più in generale di un agro sistema e dipende in modo prioritario degli effetti climatici. Due in particolare sono i punti in cui la vitivinicoltura interagisce (o ne soffre) con le criticità ambientali: il rischio idrogeologico (vedi, tra i molti, il caso delle Cinque Terre) e il rischio più di natura economica/qualitativa dei vini legato al cambiamento climatico (con particolare riguardo alle aree spumantistiche).
C’è bisogno di un approccio integrato ai parametri qualitativi (maturità tecnologica, fenolica e aromatica delle uve). Sono necessarie conoscenze più approfondite circa gli effetti della luce, del fabbisogno idrico e il bilancio energetico della pianta, ed occorre tener conto sempre delle interazioni vitigno/clima/suolo/pratiche colturali.
Poiché tutte queste azioni non possono prescindere da un puntuale monitoraggio dei territori vocati alla vitivinicoltura secondo i nuovi dettati climatici, il primo passo è senza dubbio la realizzazione di una mappa nazionale del suolo agrario seguita dalla realizzazione di mappe regionali dei terreni adatti alla coltivazione dei diversi vitigni, per conoscerne il potenziale a lungo termine, evitare di comprometterlo con scelte incongrue (discariche, cave, infrastrutture, localizzazioni commerciali o industriali) ed avviare la riflessione su come adattare la coltivazione della vite alla crisi climatica, che avrà effetti rilevanti anche sul paesaggio: si pensi anche solo all’opportunità di impiantare più in alto i nuovi vigneti e alla necessità di assicurare loro un regime idrico costante.

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