
Lambrusco nel Mondo: una istintività da difendere, un distretto da valorizzare, è il titolo dell’incontro che si terrà sabato 30 gennaio a Scandiano (Reggio Emilia), presso la Cantina Emilia Wine Arceto (Via 11 Settembre 2001, 3). L’incontro è stato promosso dalla Senatrice Leana Pignedoli, Vice Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, in collaborazione con il Comune di Scandiano e il Consorzio Tutela Vini Emilia.
L’incontro, che vedrà la partecipazione del Sindaco di Scandiano Alessio Mammi e della Senatrice Leana Pignedoli, che introdurrà il dibattito, si preannuncia di estremo interesse visto anche i partecipanti saranno, infatti, Paolo De Castro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, e Maurizio Martina, Ministro per le politiche agricole. Interverranno anche Davide Frascari, Presidente del Consorzio tutela vini Emilia; Alberto Borghi, Sindaco di Bomporto e Simona Caselli Assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna.
Dal Giappone agli Stati Uniti alla Germania, le bollicine del Lambrusco hanno entusiasmato il mondo, ma ora si pone anche il problema di come tutelare sempre di più questa produzione enologica che ha raggiunto livelli qualitativi di assoluto rispetto, in vista di una liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni prevista dalle nuove normative europee; e soprattutto con quali strumenti è possibile evitare “falsificazioni” rispetto ad un prodotto che, essendo conosciuto in tutto il mondo, richiama l’attenzione di chi, sostenuto da una normativa sbagliata, potrebbe commercializzare vini che del lambrusco hanno il nome, ma non certo l’origine italiana. Come testimonia la richiesta di liberalizzazione del nome Lambrusco, ad esempio, partita dalla Spagna, dove in passato già un tribunale spagnolo su richiesta dei Consorzi aveva bloccato la possibilità dell’uso del nome, tutelato dalla Doc Lambrusco. “La più recente iniziativa Ue – afferma Alberto Borghi, sindaco di Bomporto, terra di produzione del famoso Lambrusco di Sorbara – e che riguarda anche altri vitigni delle Dop, per ora è stata bloccata da un cavillo. Si tratta di un’iniziativa della Direzione Agricoltura della Commissione Europea, quindi non politica, ma tecnica, che rischia di destabilizzare un territorio che solo di imbottigliato fattura mezzo miliardo di euro all’anno, senza considerare l’indotto.”
Qualcuno nel mondo già coltiva le uve lambrusche ma non può usare il nome in etichetta. In questi anni si è lavorato molto sul nome commerciale Lambrusco, un vino molto venduto all’estero (Spagna, Brasile, ora anche in Giappone) ma da pochi identificato con l’Emilia e la bassa Mantovana, i luoghi di produzione storici. E questo è un fattore di debolezza.
“A mio avviso – afferma ancora Borghi – per risolvere la questione vanno percorse tre strade: individuare tutti gli elementi di storicità che documentino la presenza in Emilia e nella bassa Mantovana del Labrusco e dimostrare che è sempre stato prodotto qui. Utilizzare tutti gli strumenti utili per vincolare l’uso del nome al territorio, tra questi su tutti la creazione di un Distretto per una maggiore identificazione e competitività. Infine capire se la giovane frazione di Lambrusco, creata pochi anni fa in un Comune del Reggiano, può supportare l’azione di rivendicazione; vedi il caso Prosecco, vicino Trieste, per la storia della difesa delel denominazioni legate al Prosecco Doc e Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.”
Lo “scippo” del nome, e la possibilità di indicare in etichetta anche per i Lambruschi prodotti ovunque, comporterebbe danni economici a vantaggio di una concorrenza esterna anche nazionale, non solo straniera. Oggi chi produce Lambrusco Doc lo fa con vini delle province di Reggio Emilia, Modena, bassa mantovana; anche la frizzantatura è vincolata al territorio; l’unica attività consentita all’esterno dell’area geografica è l’imbottigliamento.
Dal canto loro, i quattro Consorzi (Reggiano, Modena, bassa Mantovana, Emilia Igt) hanno approvato all’unanimità la scelta di andare avanti per la difesa della storicità del prodotto. A questo proposito è stato sensibilizzato l’ex ministro Paolo De Castro, oggi in Commissione agricoltura della Ue, ed è stata fatta recentemente un’audizione presso la Commissione agricoltura del Senato, illustrando gli elementi tecnici e di storicità che la parola Lambrusco sottintende. Per questo all’incontro di sabato 30 gennaio parteciperanno proprio anche Paolo de Castro e la senatrice Leana Pignedoli.