Ardauli nella storia

Ardauli nella storia

Siamo nella regione storica del Barigadu, nel territorio di Ardauli, Sardegna centrale. Una natura incontaminata – a tratti selvaggia, in cui predomina la macchia mediterranea con querce da sughero, lecci, cisti e lentischi – custodisce da millenni un immenso patrimonio.

Le prime tracce di frequentazione umana sembrano risalire al Neolitico recente, caratterizzato in Sardegna dal diffondersi della Cultura di Ozieri (IV millennio a.C.).

Lo testimoniano le numerose tombe ipogee a domus de janas, le ‘case delle fate’ della tradizione popolare, meglio conosciute ad Ardauli come sos musuleos, ‘i mausolei’, tipiche appunto del Neolitico sardo. Fra di esse la più importante è senz’altro quella di Mandras.

L’ipogeo di Mandras, pluricellulare dalla planimetria articolata, si apre alla base di un affioramento di tufo trachitico: accanto ad esso è presente il chiaro tentativo, probabilmente coevo, di escavazione di una seconda grotticella.

Al suo interno coesistono, oltre a quelle che richiamano semipilastri e finte nicchie, le rappresentazioni dipinte di due tipologie di soffitti: ellittica nell’anticella, a due spioventi con lati brevi arrotondati nella cella principale.

L’impatto più emozionante viene però dal motivo dipinto “a reticolato” presente sulla parete d’ingresso e in parte su quelle laterali della cella principale, ottenuto con fasce orizzontali e verticali di colore rosso. Il motivo a “reticolato”, allo stato attuale delle ricerche, per le dimensioni eccezionali e soprattutto per il fatto di essere reso tramite pittura, costituisce un unicum. Questa schematizzazione riprodurrebbe, l’intelaiatura delle pareti laterali della capanna preistorica costituita da pali sistemati sia in senso verticale sia orizzontale.

Per quanto riguarda le testimonianze monumentali di epoca nuragica, si possono ancora osservare i ruderi del nuraghe Monte Piscamu che sorge su di uno sperone roccioso dal quale si domina un’angusta valle, occupata oggi dalle acque del lago Omodeo.

In località Idd'Edera sono state ritrovate tracce di un insediamento di epoca romana, così come nelle località di Tanghè, Santu Martine, Littu e Sos Eremos. 

Durante il giudicato di Arborea, Ardauli fece parte della Curatoria del Barigadu; più tardi del Marchesato di Oristano, per passare poi sotto la Corona Aragonese. 

Al centro del paese, tra strette viuzze, sorge la chiesa parrocchiale dedicata alla Beata Vergine del Buon Cammino, realizzata tra il 1620 e il 1680. Altro edifico sacro di grande interesse è la chiesa dei SS. Cosma e Damiano, alla periferia del paese.

Nel tessuto urbano di Ardauli si conservano anche numerose case d’epoca costruite in trachite, abbellite da architravi scolpiti secondo lo stile gotico-aragonese.

Fra le testimonianze archeologiche relative alle attività produttive, il territorio ardaulese si è rivelato particolarmente ricco di palmenti rupestri, chiamati qui lacos de catzigare (vasche per la pigiatura), alcuni dei quali utilizzati fino a epoca recente. La tipologia più comune, scavata nella roccia affiorante, è costituita da un sistema di due vasche comunicanti attraverso un foro o un’apertura a canaletta.

di Cinzia Loi, Dottore di ricerca in archeologia presso l’Università degli Studi di Sassari (Scuola di dottorato “Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo” XXVIII Ciclo) con un progetto di ricerca dal titolo: I pressoi litici fra classificazione tipologica e indagine sperimentale. Ha partecipato a numerose campagne di scavo in Italia ed all’estero in collaborazione con Università ed Enti preposti alla tutela del patrimonio culturale. Il suo principale interesse è legato allo studio della cultura materiale e all’etnografia. Dal 2005 si occupa di archeologia sperimentale sia con progetti di ricerca sia di divulgazione attraverso percorsi di didattica per le scuole. E’autrice di numerose pubblicazioni relative alla regione storica del Barigadu (Sardegna centrale) ricca di importanti testimonianze di epoca preistorica e protostorica. Tira con l’arco preistorico ed è presidente dell’associazione Paleoworking Sardegna (www.paleoworkingsargdegna.org).

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